L’operazione mediatica per beatificare Alex Schwazer è in atto. Non che l’ex-atleta ne abbia bisogno, nonostante tutto è sempre una medaglia d’oro Olimpica e gli italiani appassionati di sport ricordano di più i bei momenti che le cadute. Ma l’articolo recentemente pubblicato dal quotidiano TUTTOSPORT (autore Xavier Jacobelli) con il titolone che urlava certezze, ha dato inizio ad un susseguirsi di “notizie clamorose” che sono una cortina fumogena sulla realtà della vicenda, ciò che serve per creare confusione nella gente comune, cosa piuttosto facile in ambito antidoping e scientifico. Alla fine nella testa della gente vince l’empatia con la vittima del complotto, anche se il complotto non c’è. Stavolta però si è esagerato, tanto che dopo un giorno dall’articolo bomba di Jacobelli, dalle certezze si è passati ai “potrebbe”, ed anche lo stesso Sandro Donati ha dovuto ridimensionare gli annunci dei giorni precedenti, rilasciando una intervista al sito web salto.bz, in cui ha dichiarato:
Ci troviamo ora di fronte a un risultato che non attesta l’avvenuta manipolazione, ma evidenzia la presenza di chiare anomalie che non sono spiegabili dal punto di vista fisiologico
Al di là delle speculazioni e delle tattiche difensive, lecite per gli avvocati e per chi si difende ma non altrettanto per dei giornalisti che dovrebbero informare in modo equilibrato magari cercando anche un contraddittorio ai soliti noti, la Saga di Alex Schwazer ha raggiunto una udienza chiave in cui il Giudice Walter Pelino sarà chiamato a valutare elementi di prova che rispetto all’anno scorso sono cambiati davvero di poco. Nell’udienza del 12 settembre verrà discussa la perizia aggiuntiva del Colonnello Lago del RIS sulle urine di Schwazer, perizia che, secondo quanto spiegato nel quotidiano in lingua tedesca Neue Tageszeitung e nell’articolo odierno di salto.bz, esprime i seguenti concetti a cui aggiungiamo un nostro commento in grassetto:
– chi si aspetta che nella seconda perizia del colonnello Lago si usino termini come “manipolazione del campione B”, “aggiunta di urina da un vecchio campione di Schwazer” o di incoerenze del laboratorio di Colonia, rimarrà deluso.
– nelle urine analizzate non è stato riscontrato nessun Dna estraneo a quello di Schwazer
quindi viene confermato l’esito della prima perizia: il DNA è solo di Alex Schwazer
– il RIS ha fatto uno studio statistico sul decadimento del DNA presente nei campioni di urina prelevati ai 100 soggetti usati per la ricerca comparativa, e il risultato confermerebbe che nelle urine congelate per più anni il DNA decade (diminuisce la sua concentrazione).
Ma questo era già intuibile e riscontrabile nella letteratura scientifica in merito, per quanto limitata.
– l’età dei “donatori” di urina non influirebbe sulla concentrazione di DNA
La questione non sembra rilevante, comunque esclude una variabile che poteva confondere lo studio.
– la divisione di un campione di urina in due diversi contenitori non altera in modo determinante la concentrazione di Dna. Quindi secondo la perizia la differenza di concentrazione del DNA presente nel campione A e B può essere spiegata solo “argomenti e/o circostanze diverse dalla meccanica della formazione delle aliquote stesse”
In effetti una spiegazione c’è già perché le provette di urina di Schwazer sono state congelate e scongelate più volte, nel dettaglio il campione A è stato congelato e decongelato 4/ 5 volte durante gli esami antidoping da gennaio a luglio 2016 a cui si aggiunge lo scongelamento per il prelievo del RIS, mentre il campione B solo 2 volte, la prima alle controanalisi antidoping di luglio 2016 e la seconda molto tempo dopo quando il RIS ha richiesto il campione da analizzare. Il diverso numero di congelamenti e scongelamenti ha ovviamente “stressato” i singoli campioni di urina in modo differente.
– unica vera novità, il Ris di Parma durante la primavera del 2018 ha effettuato diversi prelievi di urina ad Alex Schwazer ed ha rilevato che il DNA presente avrebbe un valore medio coerente con quello delle persone della sua età e non risulterebbe più elevato in determinati fasi del giorno.
In effetti questo dato è stato raccolto in un periodo di tempo limitato quando Alex Schwazer non si stava allenando più come per la preparazione olimpica. Comunque, esclude una variabile.
Alla luce di questo si può accertare una manipolazione dei campioni? Ovviamente no, ma la situazione rimane sempre non chiara, e il dubbio sarà ovviamente utile ad ottenere almeno il sostegno dell’opinione pubblica se non una archiviazione del procedimento penale in favore di Schwazer (cosa che non è una assoluzione dal punto di vista sportivo ma solo la mancanza di prova del dolo penale). Altrettanto non c’è la prova di complotto ai danni dell’altoatesino, ciò vuol dire ancor di più che la squalifica sportiva fino al 2024 rimarrà invariata.
Quello che però la perizia del RIS non valuta è che senza sapere la quantità di DNA al tempo zero (ovvero nel prelievo dell’urina di Alex Schwazer del 1° gennaio 2016) qualsiasi ragionamento quantitativo fatto fino ad adesso perde di significato. In molti hanno parlato di “quantità di DNA non sono spiegabile dal punto di vista fisiologico” ma perché non si sono valutate le ipotesi “patologiche” o l’ipotesi che il fisico di Schwazer del 2018 possa essere differente dallo Schwazer 2016 che percorreva 200km a settimana di marcia, magari dopo l’assunzione di testosterone? Il suo fisico 2016 poteva anche aver incrementato il rinnovamento metabolico cellulare e lo sfaldamento di cellule urinarie con conseguente maggior concentrazione di DNA rispetto al fisico di una persona che non si allenava quanto lui. Per patologico ovviamente non si intende una malattia grave, ma tutte quelle banali patologie che possono far incrementare anche notevolmente le fonti di DNA nelle urine, ovvero i globuli bianchi e le cellule epiteliali. Non stiamo parlando di Kg ma di picogrammi, la presenza di qualche cellula epiteliale in più fa la differenza.
Quali potrebbero essere le cause della presenza di un “alta” concentrazione di DNA nelle urine? Un principio di balanite, temporanee infezioni urinarie, microematuria da sforzo o dello sportivo. E su quest’ultima causa si può fare un ragionamento concreto, perché può presentarsi come un episodio isolato, perché non ha sintomi particolari, perché è una condizione che recede spontaneamente in pochi giorni (quindi non è permanente), perché è frequente negli sportivi, soprattutto quelli che stanno molto in bicicletta.
E’ risaputo che Alex Schwazer oltre a marciare concludeva la giornata pedalando ancora in bici sui rulli, e si trova conferma di questa sua “ossessione” di un ulteriore allenamento sulle due ruote negli atti del processo di Bolzano, quando sia Diego Cafagna che Lorenzo Civallero nelle rispettive testimonianze del 17 febbraio 2016 dichiararono:
Diego Cafagna: Era prassi sua [ndr di Schwazer] andare alla sera, o al pomeriggio tardi a fare un po’ di cyclette sui rulli proprio nel locale lavanderia/deposito che c’era all’interno dell’albergo.
Pubblico Ministero: Sui rulli?
Diego Cafagna: Sì.
Pubblico Ministero: Quindi in bicicletta?
Diego Cafagna: Sì, sui rulli in bicicletta.
…….
Pubblico Ministero: Quindi una doppia sessione di 30 chilometri?
Lorenzo Civallero: Sì. Io l’ho visto [ndr Schwazer] sempre avere abbastanza iniziativa. Anche sul fatto di fare tutta questa bicicletta.
L’allenamento aggiuntivo in bici era rimasto una costante anche quando Schwazer era allenato da Sandro Donati, come dimostra questo spezzone di un servizio andato in onda su RAI Sport 2 nel 2016
Il RIS ed il giudice Pelino prenderanno in considerazione anche questi fatti evidenti? La risposta l’avremo domani, sperando che nuove scuse non vadano a prolungare ulteriormente questa patetica vicenda.