Termina oggi la squalifica doping di Alex Schwazer, evento che ha diviso il mondo degli appassionati di atletica leggera e di marcia. Al di là dello scontro di opinioni di questi 8 anni, arricchito anche da ricostruzioni fantasiose e vere e proprie idiozie veicolate dai media innocentisti (vedi campagne di sostegno del quotidiano sportivo “Gazzetta dello sport” e della trasmissione di intrattenimento “Le Iene”), la pena è stata scontata, anche se Alfred Rainer (falso nome usato da Schwazer quando si avvaleva dei servigi del Dottor Michele Ferrari) ha l’invidiabile record di cinque violazioni antidoping contestate e più di 11 anni di squalifica ottenuti.
Ma in questo lungo periodo di redenzione, oltre a gettare fango sui presunti coinvolti nel presunto complotto ai suoi danni, Schwazer ha rispettato tutte le regole? LaMarcia.Com è stata in grado di svolgere una inchiesta in merito, scoprendo elementi inediti.
La carriera di allenatore in violazione delle regole sportive
Già dal novembre 2016, a pochi mesi dalla sentenza di squalifica del TAS, Schwazer si era riciclato nell’attività di allenatore “per tutti gli sport di media-lunga distanza, dalla corsa al ciclismo” perché “squalificato come atleta ma non è persona inibita dal sistema sportivo”: questa ultima affermazione era ed è palesemente falsa perché qualsiasi squalificato per doping è ineleggibile per le competizioni e gli eventi sportivi, ed automaticamente inibito in tutti gli sport e non frequentabile (in ambito sportivo) da altri tesserati. La carriera di coach dell’altoatesino era stata pubblicizzata anche dal sito web ufficiale www.schwazer-coaching.com, che poi è stato rapidamente chiuso a seguito di un articolo/inchiesta del quotidiano Il Tempo che aveva svelato l’ambiguità di questo nuovo lavoro, e perché la WADA aveva chiarito ogni dubbio in merito inserendo il nome Alex Schwazer anche nella lista mondiale dei coach non frequentabili (Prohibited association list, in questa ultima versione il suo nome è al numero 142).
Sito web chiuso ma attività mai interrotta e tenuta sottotraccia per tutti questi anni, facendo in modo che pubblicamente i servizi offerti risultassero solo per “amatori” non tesserati, che però poi avrebbero dovuto correre maratone e mezze maratone, competizioni per cui in Italia è sempre obbligatoria la visita medico sportiva e quindi il tesseramento RunCard o FIDAL. Gli allievi dell’altoatesino, quindi, avrebbero evitato problemi gareggiando in stati esteri dove non è obbligatorio il tesseramento, ma la redazione di LaMarcia.Com è riuscita a scoprire che almeno tre tra questi risultano a vario titolo tesserati ed hanno gareggiato in competizioni ufficiali mentre venivano allenati da Schwazer:
- D.A. che ha iniziato ad essere allenato da Schwazer a fine 2016, risulta tesserato FIDAL fino al 2016, tesserato RUNCARD dal 2018 al 2020, RUNCARD 2021 e 2022, tesserato RFEA (fed. Spagnola) nel 2023
- A.C. che ha iniziato ad essere allenato da Schwazer a fine 2016, risulta tesserato RUNCARD per l’anno 2023 e 2024
- L.S. che ha iniziato ad essere allenato da Schwazer almeno dal 2019 e risulta tesserato FIDAL dal 2017 al 2023
Si tratta ovviamente di atleti non professionisti ma comunque tesserati; quindi, rischio squalifica per loro ma anche per Schwazer, ma le istituzioni antidoping internazionali al momento non si sono mosse, nonostante ci siano dei precedenti giuridici abbastanza chiari su questo tipo di violazione (vedi casi internazionali Russel Vs Antidoping Canada e Murray VS Antidoping Nuova Zelanda).
L’atleta squalificato per doping che premia giovani atleti in una festa organizzata da una società FIDAL con il patrocinio della FIDAL locale
È questo l’altro sberleffo di Alex Schwazer, una presentazione del libro del suo allenatore Sandro Donati del 10 settembre 2021, che si trasforma nella festa sociale di un club FIDAL, con tanto di patrocinio di due comitati FIDAL Provinciali e la presenza dei due rispettivi Presidenti. La locandina parla da sé e non ha bisogno di ulteriori commenti, va solo aggiunto che l’occasione era stata inserita anche nei calendari eventi delle FIDAL locali.
A margine della serata, c’è stato l’ultimo sfregio delle regole, con uno squalificato per doping che ha premiato gli atleti della società che lo aveva invitato, con tanto di consegna targa e foto di rito. Sulla targa il logo della società sportiva, il nome e cognome del premiato e la dicitura “per i prestigiosi risultati ottenuti nella stagione 2021, la società riconoscente”. Una vera e propria premiazione legata all’attività sportiva.
Anche in questo caso le istituzioni antidoping internazionali sono rimaste pressoché immobili, ma un piccolo risultato è stato ottenuto: non appena si è sparsa la voce negli ambienti sportivi di un rischio di squalifica, le foto dell’evento sono state fatte sparire dal web. Come dire, forse non era consentito fare una cosa del genere, quindi meglio nascondere le prove.
Per questo tipo di violazione ovviamente si rischia grosso, come conferma il recente caso Andrey Silnov VS Athletics Integrity Unit, dove l’atleta russo, già sanzionato per 4 anni, durante il periodo di sospensione fece la premiazione di altri atleti, incorrendo quindi in un aumento del periodo di squalifica.
In virtù di tutto questo, Alex Schwazer merita davvero di rientrare alle competizioni?
L’impressione è che tutto il caos creato dal presunto complotto e dalla conseguente campagna mediatica innocentista abbia fatto ottenere a Schwazer una sorta di “immunità”: da un lato la beatificazione dei suoi fan, dall’altra la poca voglia delle istituzioni antidoping di allungare ancora le assurde polemiche su una squalifica sacrosanta. Meglio lasciar stare, del resto la squalifica è stata lunga e dell’atleta rimangono solo gli sfocati contorni del personaggio da gossip che ha partecipato al Grande Fratello.