CASO SCHWAZER/ Nado Sanvito e il cattivo giornalismo: a pensar male…

No, non è un errore nel titolo. Il giornalista Nando Sanvito da quando si occupa di antidoping potremmo chiamarlo NADO Sanvito: giusto nome di battaglia, riconoscimento per l’esperienza acquisita sul campo.  Domenica scorsa è andata in onda sulla RSI Sport (Rete Svizzera Italiana) un’interessante ed estesa inchiesta dal titolo “Cosa c’è dietro il caso Schwazer?, e abbiamo finalmente visto come fare del buon giornalismo: c’è stato addirittura un contraddittorio, usanza ormai dimenticata da molti giornalisti italici che seguono la saga dell’altoatesino. Ma questo metodo di lavoro di RSI a Sanvito non è piaciuto.

RSI Sport “Cosa c’è dietro il caso Schwazer?”

Nella trasmissione “La Domenica sportiva”, il conduttore Andrea Mangia ha avuto come interlocutori in studio l’ex gazzetta Pierangelo Molinaro e la collega Ellade Ossola. Poco più di un ora tra servizi, dibattito e interviste (sentiti Schwazer, il suo avvocato Gerhard Brandstätter, il direttore della WADA Olivier Niggli e l’avvocato e professore svizzero Henry M. Peter), ovvero la verità sostanziale dei fatti mostrata con equilibrio. Non c’è da aggiungere altro ma solo da rivedere la trasmissione, un’inchiesta non esente da piccole imperfezioni veniali (non è vero che Donati ha denunciato Schwazer per il doping 2012…), ma che comunque affronta in modo serio una vicenda molto complessa dando ampio spazio a tutte le parti in causa, con l‘intervista a Niggli che è la vera ciliegina sulla torta, proprio perché il rappresentante della World Antidoping Agency, con risposte precise, ha tirato bordate contro la fantasiosa tesi della manipolazione delle urine.

Tutto questo non è andato giù all’italico Nando Sanvito, che si è scagliato contro l’inchiesta della RSI facendo la morale del giornalismo corretto, criticando il fatto che è stato intervistato l’avvocato luganese Henry M. Peter (giurista dal curriculum infinito), “colpevole” di essere dal 2017 partner di Kellerhals Carrard Lugano, una delle 7 sedi svizzere (oltre alle tre estere) di uno studio legale composto da 195 giuristi, tra cui c’è anche Ross Wenzel (anch’esso partner), avvocato che segue World Athletics. Una allusione di Sanvito a conflitti di interessi e pareri di parte? A voler fare dietrologia spicciola se ne troverebbero a decine anche a Bolzano e tra i numerosi giornalisti amici di Sandro Donati, che grazie a loro evita sempre il contraddittorio.

Ma Nando è così bravo a fare le inchieste? Di certo non ha mai fatto contraddittori sulla vicenda e non ha mai risposto ad una nostra richiesta di intervista del 2018. Inoltre costruisce le sue certezze giornalistiche basandosi su astruse teorie, evidente mancanza di conoscenza di regole e procedure antidoping. Vedesi nel 2016 quando paragonò il caso doping della marciatrice cinese Liu Hong con quello di Schwazer (accostamento improprio per sostanza rilevata, per tipo di analisi fatta e per tribunale giudicante) o quando, malamente suggerito da Donati, sosteneva che il test IRMS per rilevare il testosterone viene fatto solo quando il rapporto T/E è superiore a 4 (invece dal 2014 il modulo steroideo viene valutato in base ad anomalie intraindividuali e non assolute del rapporto T/E) .

Sanvito è comunque molto abile nel procurarsi le informazioni. Per usare le parole del suo ultimo articolo Alla faccia degli italiani, dei loro Tribunali burloni…“, ecco cosa accadeva nel Tribunale di Bolzano il 12 settembre 2019, udienza dell’incidente probatorio del secondo caso doping di Schwazer. Grazie allo scoop involontario del quotidiano Tageszeitung, è stato documentato il metodo di lavoro e “ricerca” che Nado Sanvito ha usato proprio all’interno dell’aula di un Tribunale. Potete scegliere se guardare il video (momento clou al 45° secondo guardando a sinistra) oppure la galleria fotografica successiva che è spiegata immagine per immagine.


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Dopo aver visto tutto questo la domanda è, in Tribunale a Bolzano è normale una cosa del genere? Perché un giornalista, proprio quel Nando Sanvito vicino all’entourage di Schwazer, godeva di tutta quella libertà di azione all’interno dell’aula di un Tribunale della Repubblica? A pensar male…

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