Alex Schwazer pensa che siamo stupidi?

Forse Alex Schwazer ci crede stupidi e smemorati. Non gli basta apparire ovunque (giornali, Sanremo, Webinar, Verissimo), arriva anche una serie televisiva che sarà “liberamente” tratta dal nuovo libro in cui Donati ci racconterà il “complotto”; ovviamente dal punto di vista di un presunto consulente WADA.

Ieri ulteriori ed evitabili 10 minuti di intervista alle Iene, che con il giornalista Antonino Monteleone annunciano l’inizio dell’ennesima inchiesta “bomba”. Se non fosse che uno degli scopi principali di questo sito è difendere la marcia come sport anche da storie inverosimili e falsi eroi, basterebbe mandare al diavolo tutte queste balle mediatiche,  sussurrando in pescarese criptico <<li foje l’ammucchj lu vent, li matt s’ammuchj da sol>>, o senza trattenersi gridare forte con l’accento pugliese di Lino Banfi <<Ci avete rotto le pelle!>>.

Però in pochi minuti di intervista sono stati raccontati tanti fatti non corrispondenti al vero, e noi che non siamo stupidi né smemorati, e non dimentichiamo le cose importanti, pubblichiamo un PROMEMORIA IN 7 PUNTI (non sufficiente a spiegare una storia lunga più di 10 anni, ma è abbastanza per ora), naturalmente senza voler scomodare i giornalisti zerbino appisolati davanti all’uscio di casa dei propri eroi:

  1. Schwazer non ha mai fornito alcuna informazione fondamentale sul doping degli atleti russi, né sui “molti cattivi” di cui parla il servizio delle Iene. In merito alle inconsistenti rivelazioni di Schwazer, nel 2015 la Procura Antidoping si espresse così: “le dichiarazioni ad intermittenza rese dal medesimo, che è stato ascoltato dall’UPA ben tre volte, e le contrastanti dichiarazioni, sono emblematiche e si commentano da sole“.
  2. Non è vero che Donati attivò i controlli che trovarono positivo Schwazer nel 2012. Furono CIO, WADA , IAAF (con anche il contributo di iniziale di Fischetto) che avevano già programmato tre controlli antidoping consecutivi: l’ultimo lo trovò positivo all’EPO. La questione era già stata chiarita dalla WADA e dalla deposizione in tribunale dall’esperto Pierre-Eduard Sottas, che smentisce totalmente la versione di Sandro Donati.
  3. I medici accusati da Schwazer sono stati assolti in tutte le sedi (penale e sportiva) proprio perché le accuse di Schwazer non avevano particolare rilevanza e non sono state ritenute così credibili.
  4. Non è vero che il testosterone in microdosi non serve, visto che Schwazer già lo conosceva bene nel 2011, perchè già allora lo ha acquistato ed assunto. Inoltre, Schwazer nel 2011 aveva raccolto informazioni in internet sulle modalità di assunzione dell’Andriol, ovvero microdosi di testosterone, proprio quelle che assumevano i ciclisti dopati seguiti da Michele Ferrari (suo “preparatore atletico” dal 2009 al 2011). Forse l’altoatesino vuole farci credere che i controlli antidoping “privati” che gli faceva fare Donati nel periodo 2015/2016 erano stringenti come quelli ufficiali? Anche se non gli facevano un passaporto biologico steroideo (non inserivano i valori nel database ufficiale ADAMS) e non avevano quindi la possibilità di fare un test IRMS per rilevare il testosterone? É arcinoto, anche gli atleti di resistenza usano il testosterone per imbrogliare, adesso vuole raccontarci proprio lui, l’uomo della “Turke liste”, che il testosterone è inutile? Non è necessario stabilire se Schwazer nel 2016 avesse o no un piano doping funzionante, la violazione stà nell’assunzione di una sostanza che è vietata.
  5. Nelle fasi del viaggio delle urine del 1° gennaio 2016 (trovate positive al testosterone) non c’è nessuna dichiarazione falsa ne interruzione della catena di custodia; la sentenza del TAS aveva già spiegato tutto, ripercorrendo i passaggi ed interrogando tutti i coinvolti. Le provette nella sosta a Stoccarda erano correttamente chiuse a chiave in un ufficio autorizzato.
  6. Il giudice di Bolzano che recentemente ha archiviato la posizione penale di Schwazer con una ordinanza di archiviazione (che non è una sentenza né una assoluzione), fonda le sue convinzioni solo su una ipotesi inverosimile. Sta di fatto che Schwazer rimane squalificato per lo sport fino al 2024. Fa sorridere che le Iene adesso considerino infallibile la giustizia italiana, soprattutto dopo aver più volte nel passato contestato, anche con improbabili congetture, delle vere sentenze confermate dalla Cassazione.
  7. Nel rapporto McLaren si è effettivamente provato un marchingegno per aprire le provette dell’antidoping, riuscendo nell’intento ma lasciando alcuni segni piccoli ma visibili. Nelle provette manipolate a Sochi i segni riscontrati erano davvero impercettibili o anche assenti, quindi non si è mai veramente capito in quale specifico modo i russi possano aver fatto i loro imbrogli. Tra l’altro nell’operazione di Sochi erano coinvolti agenti del KGB con l’appoggio del governo russo, il tutto in Russia. I russi, pur aprendo e richiudendo le provette (un’altra ipotesi è che avevano un macchinario per duplicare i tappi rotti) hanno fatto delle vere e proprie sostituzioni delle urine degli atleti dopati con quelle di altre persone non dopate, ed infatti la WADA ha scoperto DNA diversi in quelle provette. Per Schwazer invece il DNA delle urine è solo il suo ed il suo perito all’apertura del campione B delle controanalisi, ha visionato il campione ed ha dichiarato che era correttamente sigillato. Quindi quale sarebbe la prova del “complotto” ai suoi danni?

Dopo il promemoria è doveroso parlare del Dott. Fischetto, che potrà essere antipatico anche a tutto il mondo, ma è una persona che è stata assolta da tutte le accuse in tutte le sedi. Vedere ancora che una sua telefonata del 2013, priva di rilievo e appunto mai finita negli atti del suo stesso processo, stia circolando liberamente tra le redazioni giornalistiche di tutta Italia, evidenzia solamente come i media nostrani si attaccano a tutto pur di fare notizia, e che il criminale vigliacco è quello che prende le registrazioni irrilevanti dagli atti d’indagine e le diffonde alla stampa solo perché vuole screditare ed accusare innocenti di un complotto inesistente. Del resto, se un romano dice in una conversazione privata al telefono che uno che ha preso in giro tutta Italia “addà morì ammazzato”, che male c’è? Non lo può neanche mandare al diavolo? Perché giocando con le interpretazioni e con le conversazioni prese fuori dal contesto generale, senza neanche considerare lo stato d’animo di quel momento, allora si può dire tutto di tutti.

Gli italiani hanno spesso la memoria corta. Vi ricordate ad esempio le ricerche in internet di Schwazer sulla somatropina e sul GH avvenute nel 2008 prima della vittoria olimpica? Perché il futuro campione olimpico stava raccogliendo informazioni sulle modalità di assunzione di tali sostanze? Perché il nostro campione nel 2008, prima della 50Km di Pechino, aveva acquistato un compressore ipobarico/ipossico (usando il nome della madre) e lo aveva usato violando così la legge antidoping della Repubblica italiana? Perchè Schwazer è ancora il campione europeo di Barcellona 2010, quando ha patteggiato la condanna penale proprio per uso di doping dal 2010 al 2012?.

Ecco, sarebbe bello se, come da lui stesso richiesto, Schwazer potesse parlare con il Presidente del Consiglio Mario Draghi, magari raccontandogli non solo la commovente teoria del complotto ma qualcosa in più, partendo magari dal 2006 e dalla sua collaborazione con Conconi, anche solo per dimostrare che lui, come noi, non è uno smemorato.

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